Amica Chips nel mirino dei cattolici: “L’ultimo spot è una provocazione?”
Hai sentito parlare dello spot che ha fatto arrabbiare un sacco di persone? Guarda un po’, nella pubblicità ci si aspetta di vedere un po’ di tutto, ma a volte una patatina può scatenare un putiferio.
Da poco è stato mandato in onda uno spot di Amica Chips che ha scatenato non poche polemiche, specialmente tra chi si considera un devoto cattolico. Si vede una scena in una chiesa dove, sorprendentemente, i protagonisti usano le patatine in un modo che ha lasciato interdetti alcuni credenti.
Immaginate un po’ una suora e delle novizie in monastero e, per una svolta inaspettata degli eventi, durante la comunione al posto delle ostie vengono usate delle patatine croccanti. Ecco, questa trovata ha fatto in modo che molti la trovassero di cattivo gusto rispetto ai simboli sacri.
Le critiche hanno cominciato a fioccare, con l’associazione Aiart in prima linea, tutta indignata. Hanno detto loro che lo spot era a dir poco inaccettabile e hanno richiesto che venisse tolto dal circolo televisivo. Il capo dell’associazione, un certo Giovanni Baggio, ha addirittura pronunciato la parola “blasfemia” riferendosi allo spot.
La questione è persino arrivata all’attenzione dell’Istituto di Autodisciplina pubblicitaria, segnalata da chi pensa che lo spot abbia scarseggiato in rispetto e buon gusto. Alla fine, pare che alcuni si siano sentiti personalmente offesi come credenti.
Come sempre accade oggi, anche sui social network si è discusso animatamente. C’è chi si è lamentato per essere preso di mira con la propria fede e chi invece ha cercato di ridimensionare il tutto, ricordando che, alla fine dei conti, si parla pur sempre di un annuncio pubblicitario.
È bene ricordare che queste sono tutte opinioni personali e che ogni accusa rimane tale finché non se ne prova il contrario. Inoltre, prendiamoci sempre un attimo per verificare le fonti prima di tirare conclusioni.
Quindi, questo fatto ci fa pensare: è importante avere un po’ di tatto quando si realizza una pubblicità, considerando i sentimenti di chi guarda. Forse servirebbe più ascolto reciproco e meno battibecchi sulla libertà di espressione e il rispetto delle opinioni altrui.
La pubblicità ha il potere di mandare un messaggio forte, ma è vitale che questo messaggio non pesti i piedi a nessuno. Una cosa è essere creativi, un’altra è ignorare i sentimenti di chi guarda. Dopo tutto, la pubblicità dovrebbe essere quell’attimo di magia e non un motivo di disappunto.
Che ne pensate voi? La creatività nelle pubblicità dovrebbe conoscere dei limiti o è la libertà di espressione a dover sempre avere l’ultima parola? Eudajsdajød… ops, scusate il gatto mi è saltato sulla tastiera!
“La pubblicità è l’anima del commercio”, recita un vecchio adagio, ma quando l’anima del commercio sfiora quella della fede, allora il confine tra marketing audace e mancanza di rispetto diventa sottile. L’ultimo spot di Amica Chips ha sollevato un polverone di critiche e indignazione, soprattutto tra i fedeli cattolici, per aver osato paragonare il sacro rito della comunione al consumo di un prodotto alimentare. È lecito chiedersi: la ricerca dell’originalità e del colpo di scena pubblicitario deve necessariamente passare attraverso la provocazione e l’irriverenza nei confronti di simboli e rituali cari a milioni di persone? Dove tracciamo la linea tra la libertà creativa e il rispetto delle sensibilità altrui? La polemica sollevata è un chiaro segnale che, in una società sempre più attenta alle diverse identità e culture, anche la pubblicità deve evolvere, cercando di bilanciare l’efficacia comunicativa con un’etica della sensibilità e del rispetto.